Dopo lo sterminio dei sichemiti, Giacobbe e la sua famiglia si spostano a Betel, dove Dio rinnova al patriarca le promesse fatte ad Abramo e Isacco.
Sulla via verso Efrata, oggi Betlemme, Rachele da alla luce Beniamino e muore di parto.
Giacobbe torna da suo padre Isacco a Ebron per assisterlo nei suoi ultimi giorni; Giacobbe ed Esaù seppelliscono Isacco nella “tomba di famiglia”, dove Abramo, Sara e Rebecca erano già sepolti.
Il racconto biblico ora si sposta sulle vicende del figlio prediletto di Giacobbe: Giuseppe.
Giuseppe era il figlio di Rachele, la moglie amata di Giacobbe, quella per cui “sette anni gli parvero pochi giorni a causa del suo amore per lei” (Genesi 29:20) e Giacobbe lo amava più di tutti causando la gelosia dei fratelli.
Ma non era solo quello, Giuseppe era retto e sincero, e la sua sincerità lo portò a raccontare al padre la cattiva fama che avevano i suoi fratelli e a riportare alla sua famiglia i sogni che faceva.
In questi sogni vedeva suo padre, sua madre e i suoi fratelli che si inchinavano a lui; tutti questi episodi spinsero i fratelli ad odiarlo e come ne ebbero l’occasione, si vendicarono.
Mandato dal padre a controllare i fratelli che erano al pascolo, Giuseppe venne preso dai fratelli, spogliato della sua veste, gettato in una cisterna d’acqua vuota e venduto a dei mercanti ismaeliti che, passando di lì, stavano andando in Egitto.
I fratelli inscenarono l’aggressione di una bestia feroce macchiando di sangue la veste di Giuseppe; Giacobbe fece cordoglio per il figlio per “molti giorni”, un’espressione biblica che fa intendere che, vent’anni dopo, quando si rincontrarono, Giacobbe era ancora in lutto.
Giuseppe, acquistato dai madianiti, fu venduto a Potifar, un alto ufficiale del faraone d’Egitto.
Il racconto biblico fa ora una pausa nelle vicissitudini di Giuseppe per concentrarsi su un altro figlio, Giuda, che nella vendetta dei fratelli di Giuseppe era stato colui che era riuscito ad evitare che venisse ucciso.
Giuda, probabilmente a seguito del dolore causato al padre, si era distaccato da Giacobbe, si era sposato ed aveva avuto dei figli.
Er, il primogenito, si sposò con Tamar, una cananea; ma Er era malvagio e attirò su di sé l’ira del Signore e morì.
Come da usanza, il secondogenito, Onan, fu dato come marito a Tamar, per generare una discendenza al fratello morto; ma Onan, sapendo che avrebbe generato figli non suoi, impedì il concepimento e anch’egli attirò su di sé l’ira di Dio e morì.
Giuda aveva un altro figlio, Sela, ancora giovane, e lo promise a Tamar quando fosse stato grande.
Vedendo che Sela era cresciuto e che Giuda non aveva intenzione di darglielo come marito, sapendo che Giuda sarebbe venuto nella sua città, Tamar si tolse le vesti da vedova e indossò un velo; Giuda, scambiandola per una prostituta, si coricò con lei e Tamar rimase incinta.
Non avendo di che pagare, Giuda acconsenti a dare a Tamar il suo bastone, il sigillo e la sua corda.
Tre mesi dopo, Giuda venne a sapere che Tamar, da vedova, era incinta e si apprestò a farla giustiziare, ma la donna rivelò che il padre del bambino era il padrone del bastone, del sigillo e della corda; Giuda riconobbe gli oggetti e la giustizia di Tamar e la prese come sposa, essendo anch’egli vedovo.
Tamar partorì due gemelli, Perez e Zerac, da Perez partì la discendenza che portò al Messia, Gesù Cristo; Tamar la cananea è quindi una antenata del Signore Gesù, nominata nella genealogia riportata nel vangelo di Matteo.
La parentesi biblica termina qui, da ora in poi la storia biblica si concentra sulla figura di Giuseppe, che sarà il protagonista della parte finale del libro della Genesi.
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